Oggi iniziano a Wu Han, in Cina (ma no!), i Campionati Mondiali per squadre nazionali (spesso sintetizzati con il titolo della competizione Open: Bermuda Bowl). E’ l’edizione numero 44 della manifestazione- la più prestigiosa del calendario internazionale - anche se, dai sui albori (nel 1950) ad oggi, si è profondamente modificata. Partita infatti come una competizione tra Nord America ed Europa, sulla falsariga di tante altre competizioni sportive, come la Coppa Davis, o l’America’s Cup, e quindi con sole due squadre in lizza, si è via, via allargata, aggiungendo sia formazioni alla Bermuda Bowl vera e propria, sia altre categorie. E’ così che si ha una competizione femminile dal 1974 (anche quella iniziata come uno scontro a due: Italia e USA si batterono per quella che è ancora la Venice Cup a Venezia nel 1974: vinsero le americane), ed una Senior dal 2005 (o meglio: i Senior erano stati presenti anche prima, già dal 2001, ma con un formato a parte). Quest’anno, l’ultima “crescita”: è stata aggiunta una categoria, il Misto (già visto a Wroclaw in occasione delle Olimpiadi 2016), e le squadre per categoria sono state portate a ventiquattro, dalle ventidue che erano. Anche la cadenza, originariamente annuale (ma non si giocò nel 1953), è biennale dal 1977, così che una cavalcata come quella del Blue Team, dominatore per dieci edizioni consecutive (dal 1957 al 1969: bisogna togliere gli anni olimpici), già praticamente impossibile, è ora, quasi certamente, fuori dalla portata di chiunque, dato che bisognerebbe avere una supremazia ventennale.

Lo sforzo organizzativo relativo è imponente, dato che si è passati da sessantasei formazioni a novantaquattro, e così sono aumentati lo spazio necessario, l’equipaggiamento, il personale, ed anche – una chicca per gli spettatori – il numero di incontri visibili online, quest’anno ben sedici.

L’Italia è presente in tre delle quattro categorie – mancano le sole donne – ma ha aspettative molto diverse, così come differenti sono state le modalità di qualificazione. La squadra Open, arrivata qui dopo un deludentissimo ottavo posto negli “Europei” di Ostenda, è diversa da quella squadra: presenta infatti gli stessi sei capaci di dominare a Bali 2013, e sebbene le coppie siano state rivoluzionate, rimane una delle favorite almeno per la qualificazione ai quarti di finale, e niente le è precluso. Nella categoria, oltre ai soliti americani – entrambe le USA sono da podio - abbiamo da temere diverse europee, ed in particolare l’Olanda, mentre al di fuori dei due abituali continenti di riferimento, ben poche chance hanno le altre formazioni. Ci sono molti nomi nuovi, in giro, quindi mi è difficile sbilanciarmi in un pronostico sulle possibili qualificate, ma direi che a USA 1 e 2, e alle otto europee, si possano aggiungere almeno l’India e la Nuova Zelanda.

La squadra mista ha lottato benissimo in quel di Lisbona, sfiorando un podio che avrebbe meritato, ed anche qui può far bene. Rispetto al Portogallo, molte delle qualificate tra le europee non presentano lo stesso sestetto, ed in particolare la Svezia, vincitrice netta in lusitania, ha a Wu Han tre dei quattro vincitori, ma giocano in altre formazioni (le due ragazze nella Venice Cup, ed uno dei maschietti nell’Open)! Detto che le americane sono probabilmente inavvicinabili – ma il misto è una competizione comunque erratica -, qualificarsi non appare certo proibitivo, e dopo tutto può accadere. Dato che si gioca per la prima volta, e che le coppie sono per la maggior parte improvvisate, un pronostico è qui davvero impossibile.

La squadra Senior è qui solo perché ripescata, ed oltretutto non è, se non per un terzo, la squadra che vinse l’argento a Lione due anni fa. E’ stata formata attraverso una selezione quanto mai discutibile, sotto il profilo tecnico, e senza che me ne vogliano i miei amici giocatori, non mi sento di dare loro grandi chance di ben figurare, anche perché il parterre è di assoluto prestigio. Spero, naturalmente, di sbagliarmi, e di grosso. Le solite americane sono le favorite, e quest’anno più che mai, e poi le solite – di nuovo – europee, l’Australia, l’India, e ben poco altro.

La Venice Cup, invece, è facilissima da pronosticare: dal 2001 ad oggi, solo due volte una squadra diversa da Cina, USA o europea si è qualificata per i quarti, e sempre la stessa, l’Indonesia. Per titolo e podio, sempre USA 1 e 2, e poi, alla pari, Cina, Polonia e Svezia. Sarà una bella lotta, forse la più bella dato il maggiore equilibrio tra le prime della classe, ed il loro numero consistente.

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