“Un altro giorno è andato, la sua musica ha finito”, canta Francesco Guccini, una musica che qualche volta lascia una eco rimbombante e persistente, e qualche altra, invece, si limita a rumori di sottofondo.

Relativamente al modesto ambito del bridge, almeno, che certo ha poco impatto sui problemi del mondo, la giornata di ieri si colloca ben più vicino alla seconda versione, dato che non si sono visti poi grandi scossoni, né c’è molto da segnalare in casa nostra, se non, come vedremo, una bella mano proveniente dal misto.

Non è comunque andata bene: tutte e tre le nostre formazioni hanno arrancato, e se per i Seniores, già partiti male e con favori del pronostico avversi, la notizia non è inattesa, qualche piccola preoccupazione ci arriva invece dagli altri due settori dove siamo impegnati, Open e Misto, ambiti dove invece le ambizioni ci sono, e legittime. Niente di grave, ma qualche errore di troppo si è visto, seppure con la scusante di un calendario non agevole.

Ma andiamo con ordine, iniziando dalla Bermuda Bowl. Gli italiani avevano due incontri complicati per iniziare la loro giornata, Israele e Svezia, e li hanno persi entrambi, seppure di misura (30-38 e 35-40). In entrambi i casi senza brillare: contro i discendenti di Davide si poteva persino vincere largamente, ma anche di fronte ai nordici era possibile almeno vincere, e forse persino dilagare. In particolare, nell’ultimo caso, dopo esserci trovati a -27 a cinque mani dalla fine con già qualche colpa di troppo, un cattivo colpo dei gemelli Rimsted in sala chiusa, ed altre due mani favorevoli, sempre dalla stessa fonte, avevano offerto a Lauria-Versace, che giocavano, in aperta e in rama, con notevole ritardo, la chance di un prepotente recupero sul filo di lana. Tuttavia, le speranze si sono spente subito, visto che anche i nostri hanno mancato l’ottimo slam a picche nella quint’ultima mano (richiedeva le picche 3-2 e le quadri non 5-1, quindi ben oltre il 60%). Non era uno slam poi banale, ma è stato chiamato da almeno un terzo delle coppie in giro per i novantasei tavoli impegnati. La mano favorevole si è invece concretizzata in +11, grazie a due aspetti favorevoli: i nostri hanno giocato 3NT dalla parte più favorevole, da dove era più difficile trovare l’attacco mortale, e Upmark non ha effettuato la scelta giusta (leggerete di più in “Carte da Wu Han”, dove potrete trovare la cronaca dell’intero incontro).   Ed altri undici sono arrivati immediatamente dopo: dove i Rimsted avevano raggiunto uno slam a cuori ragionevole, ma destinato a cadere dopo l’attacco a quadri perché le carte non cooperavano (il calcolo è complicato, ma a peso – mi riservo di fare i conti – mi pare superi il 50%), Alfredo e Lorenzo si sono fermati a manche dopo lunga sofferenza. A fine giornata, con al tavolo l’inedita coppia Duboin-Versace (i problemi di Agus, seppure in miglioramento, perdurano: con ogni probabilità non potrà essere al tavolo prima di due giorni), si è poi battuto largamente il Marocco (48-8), così da tornare a rivedere le stelle, ovvero rientrare tra le prime otto.

Fuori da casa nostra, USA 2 – ed è questa la notizia più rilevante, trattandosi dei campioni in carica - continua ad annaspare, sebbene con la scusante della giornata difficile. Ha infatti perso di misura contro l’Olanda, pareggiato con Israele e perso nettamente contro i compatrioti di USA 1, finendo ventesima a ben 31 VP dalla qualificazione, sebbene con molta strada ancora davanti. E male, quasi malissimo anche la Polonia, la quale pure aveva una giornata difficile, e ne ha pagato lo scotto, essendo adesso quindicesima, mentre L’Olanda, messa male ieri, si tirata su grazie al cammino più agevole che aveva davanti.

Pe i nostri la giornata presenta, nell’ordine, Bangladesh, Canada e Cina. Gli asiatici non sono certo uno scoglio duro, ma sono al momento sopra media, mentre il Canada è una formazione sempre pericolosa (quattordicesima, al momento), e la Cina si trova proprio sopra sullo scalino sopra al nostro. Diciamo difficoltà medio-bassa, ma c’è da fare attenzione.

E veniamo ora al misto, dove i nostri portacolori sono scivolati fuori dalle prime otto, dopo una giornata certo difficile sulla carta, ma che, anche in questo caso, non è stata interpretata al meglio in termini di gioco, seppure si siano portate a casa due vittorie su tre.

Si è cominciato battendo la Danimarca 16-13 (punteggio più basso dell’intero palazzo, a parità di carte), si è poi perso nettamente contro gli inglesi, al momento dominatori del campo (19-44), e infine si è superato USA 2 grazie ad bel +16 incassato in una sola mano: dove Chavarria-Gandoglia hanno agevolmente chiamato quattro picche, come tutta la sala, Attanasio-Manara hanno difeso a cinque fiori. Il contratto rappresentava già un guadagno – si dovrebbe cadere di due, tutti in zona – ma è diventato un trionfo quando Bertens, invece che mettere in tavola l’asso di picche da AK terzi, ha selezionato il dubbio attacco in atout, e Dario ha dimostrato che la mano, a quel punto, era imbattibile (anche in questo caso, vi rimando a “Carte da Wu Han”). La mano è tuttavia in corso di revisione da parte degli arbitri.

Oggi ci attendono Australia, Polonia e Indonesia, ovvero una giornata meno dura di quella alle spalle, ma non morbida, ovvero di quelle da superare bene, se si vogliono coltivare ambizioni.

Poco da dire al di fuori: tra le prime otto ci sono le americane e quattro squadre europee, insieme a Cina ed Indonesia. Entrambe le ultime due non erano pronosticate così in alto, ma la categoria era, ed è difficile da leggere.

Infine, almeno in prospettiva azzurra, i senescenti (Comella mi ha imposto di riprendere il giochetto delle varie definizioni di “anziano” che aveva portato bene a Lione, ed io ubbidisco volentieri), i quali hanno continuato i loro balbettamenti. Dopo un brodino con i derelitti Emirati (che però erano sopra media in quel momento, prima di ritrovarsi, a fine giornata, collocati ad un più consono ventesimo posto), battuti 55-23, si è infatti perso con nettezza sia contro l’Indonesia (20-42) che contro la Turchia (33-50), mostrando molte sbavature (eufemismo), e rischiando il cappotto nel secondo caso.

Ad alleviare la sofferenza degli ingrigiti, o almeno di uno di loro, è intervenuto un intermezzo di cultura gastronomica con l’ottimo Amedeo, il quale dimostra per ora maggiore successo ai fornelli che non, almeno come squadra, al tavolo verde. Auguro in un lauto pasto anche a base di slam, oltre che di fettuccine all’aragosta (ottima ricetta), dato che la qualificazione, ora lontana 22 VP, non è poi impossibile.

Le pietanze del giorno sono Nuova Zelanda, Olanda e Inghilterra nell’ordine. Ultimi i primi (pardon per il bisticcio), sopra di noi le altre due, ma non si tratta di fenomeni. Se si vogliono coltivare speranze, è da domani che bisogna ingranare marce più alte.

Proprio gli indonesiani, brillanti contro di noi, sono al momento la sorpresa in negativo del lotto, dato che, a dispetto della grande tradizione (ma la squadra, che non cambia mai, è oramai assai vetusta), si trova addirittura sotto i nostri, e mediocre è anche USA 2, squadra di ben altre ambizioni ed ora dodicesima. Ben poco da segnalare invece altrove.

Per concludere le signore, dove conduce la Cina campione in carica. Le asiatiche avevano preso il largo, ma sono poi state battute dall’Olanda, rimanendo davanti, ma di poco. Le “orange” si sono riprese, dopo l’inizio pessimo, e stanno rimontando a grandi passi, sebbene ancora fuori dall’empireo, mentre continua a balbettare USA 1, infarcita di pluricampionesse mondiali, e dunque davvero sorprendente, così in basso (quindicesima, anche se appena a -8 dall’ottava). Prepotente, invece, la rimonta della Polonia, adesso terza, ed in ripresa la Francia, ora nona, mentre ancora un pochino incerta è la Svezia, undicesima. Per il resto, l’unica vera intrusa tra le prime è il Giappone, e moderata sorpresa rappresentano la Scozia (capace comunque della semifinale olimpica tre anni fa, sebbene nell’ambito di prestazioni a dir poco altalenanti) e la Russia (addirittura campione olimpica nel 2004, ma da allora scomparsa dai radar).



明儿见   (mi’er jian, a domani: i più attenti si saranno accorti che l’avevo scritto in precedenza in un altro modo: 明天见 [ming tian jian]; ebbene, nel caso di quella di oggi si tratta della versione contratta, usata a Pechino, che mi è stata insegnata proprio ieri sera a cena)