Giornata dai molteplici volti, quella di ieri, sia per quanto riguarda i diversi tipi di notizie da riportare, sia per quanto attinente alle diverse sfaccettature che le medesime hanno assunto, con riguardo ai nostri colori.

Senza che me ne vogliano i nostri portacolori, che meriterebbero un immediato applauso per alcuni risultati che vedremo, la notizia più importante riguarda l'elezione del nuovo presidente della European Bridge League, il quale è lo svedese (di nascita) ed israeliano (di residenza: ci vive da tre anni) Jan Kamras, il quale succede al francese Yves Aubry.

Nella prima votazione si è di fatto giocato il destino dei candidati, perché era noto che Aubry, poco amato, poteva vincere solo al primo turno, ovvero chiunque degli altri due - il terzo era il belga Marc  De Pauw - fosse stato eliminato al primo turno, avrebbe poi riversato i suoi voti contro il presidente uscente. E così è puntualmente stato.

Jan Kamras

Nato nel 1950, manager di una grande multinazionale con sede in Svizzera ma da tempo in pensione, Kamras raggiunge la carica più alta della EBL dopo due mandati come consigliere.

Sconfitto De Pauw al primo turno, con lui hanno avuto poche chance di assurgere al consiglio della EBL coloro i quali erano i suoi candidati, e tra questi c'era anche l'italiano Francesco Conforti. Alla fine, la sola turca Sevinc Atay è rientrata nel lotto. Questo è il totale dei consiglieri, tra i quali spicca la presenza di altri due israeliani (Gilad Ofir ed Eitan Levy):

Sevinç Atay (Turchia)
Peter Belcak (Slovacchia)
Igor Chalupec (Polonia)
Philippe Cronier (Francia)
Marc de Pauw (Belgio)
Josef Harsanyi (Germania)
Eric Laurant (Olanda)
Eitan Levy (Israele)
Gilad Ofir (Israele)
Jafet Olafsson (Islanda)
Kari-Anne Opsal (Norvegia)
Paul Porteous (Irlanda)

Quattro i nuovi: Belcak, Chalupec, Cronier e Opsal

 Auguri al nuovo presidente ed al nuovo consiglio.

Aubry, nel frattempo, dope aver accarezzato il sogno di assurgere alla carica di Presidente della WBF, è ora al di fuori di ogni gioco, dato che, non facendo più parte del consiglio EBL, non può più ripresentarsi per quella carica (se non tra otto anni, dopo essere prima rientrato a livello europeo, ed essere stato nominato di nuovo rappresentante EBL presso la WBF). Un anno disastroso per il francese. 

Ma veniamo ora al bridge giocato, cominciando, more non solito, dalle coppie, da dove sono arrivati risultati eccellenti, ed ancora meglio erano sembrati per venti, lunghi minuti.

Al calare sul tavolo dell'ultima carta, infatti, ed a classifiche finali pubblicate, apparivano titolari della medaglia di bronzo sia Baroni-Paoluzi tra le signore, che Mina-Pulga tra i canuti. E così è stato per oltre venti minuti, come dicevo, fino a quando, purtroppo, è stato scoperto un errore nell'inserimento di uno score, che ha ribaltato le posizioni terza e quarta tra le donne. Da due punti avanti, le nostre si sono ritrovate due punti dietro alle polacche Sarniak-Kaszmucha, subendo così una crudele beffa.

Non così per i più anziani: Aldo Mina e Ruggero Pulga sono davvero saliti sul terzo gradino del podio nel corso della cerimonia di premiazione, così regalandoci una grande soddisfazione, specie pensando che prima dell'ultima sessione i due erano a metà classifica, e che sono stati capaci di una rimonta davvero entusiasmante nelle ultime ventuno mani. Con il suo solito spirito, Ruggero ha ascritto il merito esclusivo del risultato  alla rotondità di alcune parti anatomiche tanto sue che di Mina, ma i due giocano invece benissimo.

Oro Women alle turche Ferda Zorlu e Nilgun Kotan, e argento ad un'altra coppia polacca, Kasia Dufrat e Justina Zmuda. Per le baltiche, questo è il quarto argento consecutivo nella categoria!

Zorlu-Kotan

 

Nel Seniors, annunciatissimo l'oro ad una coppia polacca, nella circostanza nella persona di Piotr Tuszynski e Andrzej Pawlak, al comando fin da ieri. Argento ad altri due polacchi (e con questa fanno quattro medaglie su sei), Michal Kwicien e Wlodzmierz Starkowski.


Pawlak-Tuszynski

Dato che di donne e senior stiamo parlando, continuo il discorso venendo alle squadre delle stesse categorie, perché oggi anche quei due campionati prenderanno il via, raggiungendo così l'Open, che già fatica da ben quattro giorni.

Nelle due categorie c'è molta differenza, perché tra le donne si manifesta lo steso morbo che ha afflitto l'Open: la quasi totalità delle squadre più gettonate è priva di molte delle sue rappresentanti principali, per motivi che sono tra i più vari. In questo scenario, favorite d'obbligo sono le due che hanno fatto benissimo di recente, e che sono in formazione tipo, vale a dire Polonia e Svezia, mentre tra le grandissime del passato più vicino sono ampiamente rimaneggiate Francia, Olanda e Inghilterra. Le "Orange" hanno recuperato un po' di vecchie leonesse per tamponare la falla aperta dalla mancanza delle più giovani (curiosamente, ma non troppo data l'età, la coppia regina Mikielsen-Wortel manca qui per lo stesso motivo: entrambe trasferite all'estero - Marion in Svezia e Meike in Norvegia - ed entrambe recentissime madri), e forse potrà bastare. Le francesi hanno inserito tutte le recenti juniores di illustre carriera, aggiungendoci due delle più titolate campionesse, e anche loro possono essere molto pericolose. Meno forte delle due appare invece l'Inghilterra, squadra venuta fuori da una rocambolesca selezione, i cui strascichi polemici ancora riecheggiano nella cronaca locale.

In questo contesto, le nostre hanno un muro meno ripido da scalare per raggiungere la parte nobile della classifica, cosicché un posto tra le prime otto può senz'altro considerarsi alla loro portata, e anche qualcosa in più non si può escludere. Tra le outsider, posso citare la Turchia, spesso capace di ottime prestazioni, ed in costante crescita da tempo. Poi la Danimarca, e forse la Scozia, ma al di fuori non riesco a fare pronostici. Per finire, segnalo la dolorosa circostanza, per me e per il bridge, dell'assenza delle quattro israeliane che hanno tanto ben fatto negli ultimi anni: mancano infatti sia le sorelle Dana e Noga Tal, sia Adi Asulin e Hila Levy, e sena di loro non c'è davvero da aspettarsi gran che dalle figlie di Davide, anche se un posto tra le prime otto possono forse lottarle per raggiungerlo.

Tra i canuti, il pronostico è come sempre il più difficile, ma quest'anno, perlomeno, ci sono due formazioni che presentano una tale batteria di campionissimi a livello Open da non poter fare a meno di spiccare nei pronostici. E' il caso di Francia e Polonia, le quali hanno un gran numero di campioni del mondo tra le loro fila, e dunque, dovessero giocare al livello che una volta era dei medesimi, dovrebbero essere una spanna al di sopra delle altre. Certo, niente è impossibile per i nostri, vice campioni del mondo in carica, e dai quali c'è da attendersi, al minimo, la qualificazione ai mondiali prossimi, e ottime chance di ben figurare ce l'ha senza dubbio anche la Polonia, ma per il resto pronunciarsi è impossibile.

Lento pede, siamo finalmente arrivati a parlare della squadra Open, la quale, come ieri, ha rilasciato sia luci che ombre, ma diversamente dal giorno prima, le prime hanno prevalso sulle seconde. I nostri hanno cominciato con un bel 18.55 contro la Romania (pur lasciando, però, un preoccupante numero di IMP, ben 35, agli avversari), ma hanno poi incassato una sconfitta di misura contro gli inglesi (8.52). Contro i britannici ci sono state molte mani piatte, ma a condannarci, nel basso totale di IMP (20-25 il finale) sono state due mani: un quattro picche dove Duboin doveva indovinare le cuori (sbagliando), ed un altro quattro picche dove Donati doveva leggere i resti del compagno per battere. Dato che gli scarti di Giorgino erano consistenti sia con cinque quadri e due fiori, che tre quadri e quattro fiori, il nostro doveva indovinare, e anche quella volta non l'ha fatto: ha giocato per il taglio di terzo giro a fiori mentre passava l'asso di quadri.

Il totale ci vede ancora secondi, appena un pochino più lontani dalla Norvegia di quanto non fossimo ieri, e con il gruppo dietro di noi più staccato, dato che tutte le migliori hanno avuto intoppi.

Ecco la classifica.


Come si può vedere, continua a volare altissimo l'Islanda, e così fa Israele, e molto in su troviamo anche la Grecia, in risalita oramai costante e prepotente, mentre si è un pochino ripresa l'Olanda, e ha galleggiato la Polonia. Troviamo l'Inghilterra più o meno dove l'avevamo lasciata, mentre continua la crisi devastante della Svezia, la quale sprofonda inesorabilmente sempre più.

Oggi ci attende un viaggio nell'ex impero sovietico, dato che ci toccheranno, nell'ordine, Latvia, Estonia e Russia. Sulla carta una giornata da bottino quasi pieno (pessime le prime due, e decimi i russi), importante per i più duri giorni a venire. Sperem.